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Adolescenza: grandi fatiche e grandi gioie.

Il periodo dell’adolescenza rappresenta un’età di grandi cambiamenti e scoperte, ma anche di grandi paure. Una fase in cui per ognuno di noi diventa primaria la costruzione di una propria identità e di un’immagine personale, essenziale per entrare appieno e in autonomia nelle relazioni coi pari, delle quali diventano rilevanti sia la presenza che l’eventuale assenza. Le gioie e le sofferenze si amplificano e diventano più complesse e sfaccettate, a volte più difficili da condividere. Ogni adolescente vuole sentirsi riconosciuto e valorizzato nella sua maturità rispetto all’età infantile, ciò però può in certi casi rendergli complicato chiedere aiuto nei momenti di difficoltà. Ha ancora bisogno di sentirsi “le spalle coperte” dalle figure di riferimento, ma mostrare la sua sofferenza in modo chiaro e diretto come faceva da bambino lo potrebbe fare sentire debole e giudicato come inadeguato. Quindi i toni con cui si esprime diventano in quei frangenti più duri, confusi, se non direttamente aggressivi. Altre volte i ragazzi preferiscono la chiusura in sé stessi, magari perché non sentono la fiducia di essere accolti senza giudizio dalle figure di riferimento o di essere accuditi senza che vengano poi limitate le loro libertà e i loro poteri di autodeterminazione. In entrambi i casi, per i genitori a volte può essere difficile comprendere e sintonizzarsi con lo stato di difficoltà del figlio/a e si scivola spesso in conflittualità inutili, incastrate in circoli viziosi “disfunzionali”. Spesso i genitori sottovalutano il peso che le loro semplici parole, o ancora di più i toni con cui vengono dette, hanno sulla costruzione dell’identità dei ragazzi: anche il modo, a volte superficiale, con cui si formano l’idea della personalità dei loro figli, magari influenzata dalle difficoltà relazionali e le loro stesse aspettative di adulti, può contribuire a fraintendimenti e a cristallizzare incomprensioni reciproche.

I sintomi di disagio che può sviluppare un adolescente sono i più disparati, spesso simili a quelli classici dell’età adulta: disturbi d’ansia, depressione e apatia, condotte alimentari disfunzionali, difficoltà di tipo ossessivo-rimuginativo, scoppi di rabbia disregolati, fino a condotte autolesive o dipendenza da sostanze. Ma una gran parte del disagio adolescenziale non sfocia in sintomi così conclamati, bensì in una forma meno esplicita o evidente, con tratti più sfumati, ma più intimi e profondi, di tipo “esistenziale”. Molte volte la fatica ad adattarsi ai cambiamenti e certe forme di sofferenza, vengono sottovalutate o ritenute come ordinarie da chi osserva i ragazzi dall’alto. Spesso gli stessi adolescenti sono abituati a non dare importanza a come stanno, ma badano molto più all’accettazione sociale, e comunque non credono che sia utile parlare delle proprie emozioni, o che si possa sperare di sentirsi meglio.

E questo purtroppo è davvero un peccato, almeno per due grossi motivi.

Il primo di tipo etico; gli adolescenti a volte sono lasciati soli da una società adulta poco capace in alcune situazioni a mettersi in discussione di fronte alle nuove generazioni, a riconoscere i propri limiti, nel timore irrazionale di perdere rispetto e ascolto. Talvolta si fraintende il concetto di una loro autonomia con l’idea che debbano riuscire a comprendere da soli una serie di aspetti relazionali, psicologici ed emotivi complessi e disarmanti, su cui gli adulti possono essere troppo in difficoltà, in imbarazzo o semplicemente troppo affaticati o occupati altrove per poterli accompagnare almeno in un tratto iniziale di conoscenza ed esplorazione. Chiedere ai ragazzi di accollarsi doveri e assumersi maggiori responsabilità di quando erano bambini è sicuramente importante e funzionale a un loro più felice inserimento nella società e ad una maggior sicurezza in sé stessi. Ma è altresì fondamentale tenere a mente che i ragazzi sono all’interno di un processo di evoluzione e crescita in divenire, dove l’errore deve essere ritenuto ordinario e parte integrante del raggiungimento di modalità relazionali stabilmente efficaci e regolate. Anche se faticoso per le figure genitoriali, non ci si può aspettare che un adolescente si comporti come un adulto, con reazioni sempre misurate, scelte razionali e lungimiranti, capaci di tenere in considerazione i vissuti emotivi di tutte le persone che interagiscono con loro. La conoscenza ed esplorazione di sé stessi e degli altri in questa fase avviene sotto la spinta di emozioni molto forti e inizialmente difficili da regolare, una spinta codificata nei geni di ogni nuova generazione, che in questo periodo si trova ad affrontare la sfida evolutiva più importante di tutte: individuarsi rispetto alla generazione precedente. Per tale ragione non potrà continuare ad esserne la fotocopia, nonostante questo possa deludere alcuni genitori che affrontano i naturali processi di ribellione e opposizione dei propri ragazzi.

Il secondo motivo importante per cui è importante non trascurare il disagio in adolescenza è di natura tecnico-clinica, poiché poter affrontare certe insicurezze e difficoltà relazionali in adolescenza rende possibile smorzare e alleggerire il disagio precocemente, usufruendo della plasticità e possibilità evolutiva che è ancora presente in adolescenza. Poter intervenire prima che certi circoli viziosi emotivi e relazionali si siano irrigiditi da lungo tempo aumenta di molto l’efficacia e la rapidità dell’intervento stesso; solitamente gli adolescenti cambiano molto più velocemente degli adulti. E alleviare certe insicurezze in un periodo così ricco dal punto di vista degli scambi relazionali rende possibile aiutarli a viversi e godersi certe esperienze tipiche dell’adolescenza, e affacciarsi all’età adulta con una sensazione di maggior solidità e fiducia sul futuro.

Quando un giovane cliente adolescente viene da noi Psicologi-Psicoterapeuti per affrontare il tema delle difficoltà adolescenziali e le potenti emozioni che sta attraversando, il percorso diventa un’occasione per avere uno spazio personale in affiancamento a un esperto non coinvolto nelle dinamiche familiari, e costituisce un momento importante nel percorso di crescita di un ragazzo o una ragazza. L’adolescente ha la possibilità di esplorare sia aspetti quotidiani di vita e legati alle relazioni, sia temi delicati o difficili in un luogo privato e sicuro, all’interno di una relazione di fiducia, spesso semplificata ed alleggerita dal fatto che non fa parte dell’ambito familiare o amicale. In quest’ambito si può parlare di tutto, dalle situazioni sintomatiche sopra descritte, affrontabili con modalità e tecniche specifiche, alle difficoltà in ambito scolastico, in area sentimentale e sessuale, di relazione coi pari, o tipicamente di conflittualità e incomprensioni in famiglia. Con i ragazzi, grande attenzione viene data alla tematica, quando questa emerge in seduta, delle difficoltà comunicative con i genitori, e in questi casi la relazione con il terapeuta diventa un ponte nella mente del giovane per raggiungere un buon assetto relazionale e comunicativo tra genitori e figli, grazie anche all’acquisizione di competenze relazionali e regolative. In certe situazioni, come l’ultima citata, si può anche lavorare con i genitori in parent-training, attraverso sedute di consulenza in cui tra adulti si cerca di meglio comprendere cosa sta succedendo nella mente dei ragazzi, come nella mente dei genitori stessi quando si trovano confusi e in difficoltà a gestire cicli relazionali disfunzionali in cui, senza volerlo, si sono “incastrati” con i propri figli.

Dott. Petrini Alessandro

Il dottor Alessandro Petrini è Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico. Si è specializzato in Psicoterapia Cognitiva a Torino